Quelli che non spezzarono le reni alla Grecia

Beh, di questi tempi, in Grecia, si torna a parlare (e a fare) resistenza. In un modo un po’ più pacifico, e in un certo modo anche meno drammatico di una guerra mondiale (ma neanche tanto) c’è una penisola che decide di fare da sola, e resistere. La pagammo, noi italiani, quella resistenza.
L’Italia fascista cominciò a pensare alle reni dei Greci esattamente di questi giorni, settantacinque anni fa.

La Grecia, nel 1940, appariva una preda abbordabile, specie per un esercito ancora, virtualmente fresco, come il nostro. La guerra dei Balcani, al di là delle nostre mire, era nell’aria da anni. L’Italia era in Albania e quello aveva provocato l’avvicinarsi dei greci all’Inghilterra. A luglio i piani di invasione prendevano in considerazione due ipotesi. Una che la Grecia si arrendesse senza combattere, allora si sarebbe invase le isole e piano piano la terraferma. Due che avrebbe combattuto. In quel caso, il piano era l’invasione dall’Albania.

La politica la tirò lunga, fino ad ottobre. A quel punto, come al solito senza preparazione si decise di andare. Non si avvisò neanche l’alleato tedesco, che pure dalla Grecia ci consigliava, vista la stagione, di stare lontani, perché l’autunno, con piogge e fango, non era propizio ma, si disse a Roma, l’esercito greco era la metà del nostro corpo d’invasione e poi i servizi dicevano che i greci non avevano voglia di battersi. Il 28 ottobre (qualche anno prima in quelle date c’era stato Caporetto, ma la scaramanzia non era dote fascista) fu dato l’ultimatum. Si disse che in quelle ore ci fu un via vai di generali che sconsigliarono ( a ragione) l’impresa. Ma il dado era tratto!. Si partì dall’Albania, dove c’erano solo montagne, e fango, così l’esercito italiano, anora precario nell’armamento e nella tattica, come se trent’anni di sviluppo militare non avessero insegnato nulla, si trovò coi problemi della grande guerra, i Greci che aspettavano in alto, e gli Italiani a dissanguarsi sotto, senza riuscire a sfondare. 

Fu subito chiaro che l’invasione non era una bazzecola. Fu in questo clima di sfiducia che Mussolini si misurò con le reni elleniche, il 18 novembre, quando si cominciava a parlare di ritirata. “Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia”

Ma le certezze assolute vacillarono ancora di più quando la controffensiva greca ricacciò gli Italiani indietro. E arrivò a minacciare l’Albania. A Natale, i greci avevano occupato una discreta fetta dei territori italiana, ma per le forze esigue, e per nostra fortuna, più in là non poterono andare. Alla fine, a salvare la situazione, ci pensò l’esercito tedesco, che ad aprile (nella stagione giusta per i blitz) conquistò grecia e jugoslavia togliendo gli italiani dall’impiccio.

Oggi, si torna a parlare di Grecia, ma stavolta potremmo dirlo noi ai tedeschi: occhio a sottovalutare l’avversario 

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