Briciola su briciola: Panis quadratus

Nonostante il sito archeologico di Pompei si trovi al giorno d'oggi in condizioni di assoluta precarietà strutturale e conservativa, qualcosa di nuovo sembra essere apparso sul fronte delle scoperte nella storia dell'alimentazione di età romana.

L'importanza del pane nella dieta dei romani, è testimoniata a Pompei dai circa trenta panifici pubblici, oltre a quelli casalinghi, rintracciabili nel tessuto urbano della città: disposti lungo gli assi di scorrimento principali, i panifici producevano numerosi tipi di pane, come il farreus, il siligineus di prima qualità, il secundarius di seconda qualità, il plebeius, il militaris per i legionari, il nauticus per i marinai e infine il furfureus consumato dai poveri o dai cani.


Queste informazioni sono giunte sino a noi a grazie a numerose fonti iconografiche e letterarie, ma soprattutto materiali. Ottantuno di quei pani, a volte irrimediabilmente frammentati, vennero trovati nel 1862 nel forno di Modesto, nella camera di cottura ancora sigillata da una porticina di ferro. Nel forno di Patulcius Felix furono ritrovate invece due macine in pietra lavica per il grano e venticinque teglie in bronzo circolari, in cui probabilmente veniva messo a cuocere il pane. In un altro sito si ritrovò persino una impastatrice, con alette mobili inserite in un cilindro rotante per lavorare l'impasto con meno fatica.


Antonio Stampone, tecnico del Laboratorio di ricerche applicate della Soprintendenza archeologica di Pompei, è l'uomo che con pazienza certosina ha assemblato nuovamente  le pagnotte ritrovate nel sito archeologico sul quale, durante l'eruzione del 79 d. C si riversò la nuvola bollente di gas e cenere. Alla fine del lavoro, ogni pezzo è andato al suo posto e le pagnotte hanno ritrovato la loro forma originaria, tonda e con gli spicchi ben delineati. Attraverso questo studio così originale, si è infatti scoperto che il Panis quadratusconsumato nel I secolo d.C. in area vesuviana, era segnato a spicchi in maniera da poter essere spezzato e diviso più facilmente. Questi reperti hanno consentito di mettere insieme  e di proteggere una delle più importanti e rare raccolte di testimonianze bio–vegetali esistente al mondo. 


Inoltre, negli ultimi anni si è concretizzato il progetto acheo-storico che desidera riportare alla luce le ricette dei prodotti fornai dell'antica Roma, che grazie allo chef Paolo Gramaglia del ristorante President di Pompei e con il supporto del panificio locale Esposito e del Molino Caputo, possono essere assaggiati dagli affamati di storia durante la visita della città nuova.


Paolo Gramaglia dichiara: Il nostro è uno studio che ci porta ad avvicinarci il più possibile alla riproduzione dei pani consumati dagli antichi romani [...] abbiamo a disposizione materie prime di grandissima qualità, strumenti di lavorazione e metodi di cottura che consentono di rendere questa esperienza gastronomica estremamente gratificante da un punto di vista organolettico oltre che filologicamente corretta.


Grazie a questo progetto così originale, una visita a Pompei potrebbe rivelarsi più gustosa del previsto.

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