Yuko Mohri porta a Milano i suoi “intrecci” tra arte, suono e natura
Dal 18 settembre 2025 all’11 gennaio 2026, Pirelli HangarBicocca ospita “Entanglements”, la più grande mostra europea dell’artista giapponese: sculture cinetiche e installazioni tra casualità, trasformazione e coesistenza

Yuko Mohri, You Locked Me Up in a Grave, You Owe Me at Least the Peace of a Grave, 2018 (particolare). Veduta dell’installazione, “Assume That There is Friction and Resistance”, Towada Art Center, Aomori, Giappone, 2018. Courtesy l’artista. Foto Kuniya Oyamada
A Milano arriva l’universo sonoro e fragile di Yuko Mohri, una delle artiste contemporanee più originali e visionarie del panorama internazionale. Dal 18 settembre 2025 all’11 gennaio 2026, il Pirelli HangarBicocca ospita la mostra “Entanglements”, la più estesa esposizione mai dedicata all’artista in Europa. A cura di Fiammetta Griccioli e Vicente Todolí, il progetto raccoglie opere realizzate dalla metà degli anni Duemila fino ai lavori più recenti, molti dei quali rielaborati site-specific per lo spazio dello Shed.
Conosciuta per i suoi intricati assemblaggi e sculture cinetiche, Mohri si muove al confine tra arte visiva e sperimentazione sonora. Gli elementi quotidiani – oggetti trovati, strumenti musicali, utensili da cucina – diventano, nelle sue mani, attivatori di sistemi dinamici e interdipendenti. L’artista giapponese crea opere che si trasformano nel tempo, reagendo a fenomeni ambientali come la luce, l’umidità, la polvere o la gravità. Ogni installazione è un microcosmo mutevole, un ecosistema sensibile in cui convivono tecnologia, casualità, poesia e ironia.
La mostra prende il nome dal termine inglese “entanglements”, traducibile con “intrecci” o “grovigli”, che rimanda ai legami invisibili tra oggetti, forze fisiche, suoni e persone. Come spiega la stessa Mohri: «Percepisco le mie installazioni come uno spazio organico, contorto e intrecciato, guidato da tre parole chiave: errore, improvvisazione e feedback». È proprio da questa visione non lineare e imprevedibile che nascono le sue opere, pensate per essere vive, imperfette e reattive allo spazio che le ospita.
Tra i lavori esposti, spicca Flutter (2018), installazione ispirata a John Cage e Nam June Paik, in cui un acquario diventa il cuore di un circuito: i movimenti di pesci e alghe generano stimoli luminosi e sonori che si propagano nell’intero sistema. Simile per approccio è Piano Solo: Belle-Île (2021–24), nato durante il lockdown da Covid: un pianoforte suona “da solo”, attivato dai suoni della natura registrati in una foresta. Qui, la musica si fa ambiente, in linea con il concetto di “furniture music” del compositore Erik Satie.
Un’altra installazione potente è You Locked Me Up in a Grave, You Owe Me at Least the Peace of a Grave (2018), presentata per la prima volta fuori dal Giappone. Un’enorme scala a chiocciola sospesa ruota lentamente mentre suono e luce si muovono in sincronia, creando una coreografia ipnotica. L’opera prende il titolo da un passo dello scritto cosmologico del rivoluzionario francese Louis-Auguste Blanqui e riflette sulla circolarità del tempo e del desiderio sociale.
Non mancano riferimenti alla decomposizione e alla materia organica nella serie Decomposition (2021-in corso), dove frutta marcia collega circuiti elettronici attivando luci e suoni in base al grado di umidità e decadimento. Una riflessione sottile sull’energia nascosta nei processi naturali. E ancora Moré Moré (Leaky): Variations (2018-in corso), ispirato ai metodi improvvisati usati nella metropolitana di Tokyo per contenere perdite d’acqua, diventa un’ode al fai-da-te urbano, in cui ombrelli e secchi dialogano con la pioggia artificiale.
Chiude il percorso I/O (2011–in corso), installazione che si evolve in tempo reale: rotoli di carta sospesi raccolgono polvere e detriti che, letti da uno scanner, diventano impulsi per attivare lampadine e strumenti. È l’ambiente stesso a suonare la sua partitura, rendendo ogni visita unica e irripetibile.
Nata a Kanagawa nel 1980, Yuko Mohri vive e lavora a Tokyo. Dopo una formazione in arti visive alla Tokyo University of the Arts, ha sviluppato una ricerca fortemente influenzata dal movimento Fluxus e dalla musica sperimentale. Ex componente di una band punk, ha ereditato dalla scena musicale l’istinto per l’improvvisazione e la commistione tra suono e installazione visiva. Mohri ha esposto nei più importanti musei e biennali del mondo, rappresentando il Giappone alla 60. Biennale di Venezia nel 2024.
Ad accompagnare la mostra, una monografia completa sulla sua opera raccoglie testi critici, scritti dell’artista e un manga Sh?jo firmato da Ran Kurumi. Inoltre, il 2 ottobre 2025, il Public Program prevede una performance dal vivo nello Shed di Pirelli HangarBicocca, in cui Mohri attiverà alcune opere in dialogo con la musicista giapponese Eiko Ishibashi e il producer americano Jim O’Rourke.
“Entanglements” è una mostra che non si guarda soltanto: si ascolta, si respira, si attraversa. Un invito ad abbandonarsi al flusso e a cogliere l’invisibile intreccio che unisce ogni cosa.