Il cemento, i recuperanti e la memoria

Riflessioni a bassa voce a 100 anni dalla grande guerra. Restauri, recuperanti. Quale deve essere il confine tra memoria, affari, rispetto degli oggetti e….

Forte Campolongo.  Altopiano di Asiago. Me lo ricordo anni fa, prima degli interventi di restauro, magari anche trascurato e non tanto in sicurezza, così come la grande guerra (e i recuperanti successivi) lo avevano lasciato. Cemento sbrecciato, i ricoveri dei cannoni erano orbite vuote, le varie stanze un indovinello, macerie ovunque, capire a cosa servivano era un gioco di fantasia, qui c’erano…

Poi sono venuti i finanziamenti, i lavori. Tutto nel rispetto storico del luogo, ok. Ma…

Vai su oggi, e trovi le cupole di ferro, o latta, verosimili magari, come le scenografie di Disneyland. Il forte prima della guerra era così. Magari anche nei mesi del conflitto, guardo la ricostruzione  ma penso alle orbite vuote di un tempo, contorte dalle esplosioni, e tutto mi suona più vero. 

Forse sarebbe bastata una foto, un diorama, ad aggiungere un prima e un dopo rispettoso di verità. Mi dicono, una cupola l’abbiamo lasciata lì a far vedere com’era...  Ma perché, in fondo? La mia domanda è:  non so quanto sia costato mettere su quelle cupole ramate, ma serve veramente ad arricchire la memoria di chi viene o… 

Solo dubbi.

E un po’ di malinconia, a pensare qualche anno fa quando entravo nelle stanze accanto all’ingresso e ci trovavi ancora i pagliericci umidi, lì da una guerra, e da una vita. Oggi è tutto vuoto, pulito, come una sala da ballo da grand hotel.

Sulle decine di migliaia di morti dell’altopiano, il forte ne ha avuti 4. Intendiamoci, un caduto vale un come un milione, ma quella targa mi suona un po’ di giustificazione, a dire che ha un senso che quei lavori, e quei soldi, siano stati spesi lì…

Mi sembra comunque ci sia confusione tra i confini del fare e del poter fare.

Dicono che se raccolgo qualcosa di ruggine, a marcire nel bosco, non è detto io faccia una cosa lecita. E’ per evitare che i recuperanti sbanchino le montagne, dicono ancora. La giungla, il mercato degli oggetti. Ma... So che di cose che marciscono, nei boschi laggiù, ce ne sono ancora tante, e non serve sbancare le montagne per trovarle. E mi chiedo perché sia lecito invece lasciarle lì, schegge di memoria vera, gratuita, a morire di ruggine, se di sfondo mettiamo veramente la memoria.

Mi viene in mente il pirata che disse alla regina, tu mi impicchi perché faccio, con una nave sola, le stesse cose che tu fai con le tue flotte.

Ma...       

2 commenti

Paolo :
Bravo! Bella esposizione anche se i ciechi certe cose non le vedranno mai | lunedì 12 settembre 2016 12:00 Rispondi
ALBERTO :
SI' CONDIVIDO MA ME LA PRENDO CON QUELLI SCELLERATI CHE ROVINANO IL LAVORO ONESTO, FATICOSO E DI PASSIONE PER LA STORIA CON ATTI CRIMINALI DI RICERCA E ALLA FINE??? SE LA PRENDONO CON TUTTI, ALL'ITALIANA COMUNQUE. RISPETTATE LA STORIA DI CHI LA FECE E NON RITORNO' PIU'...CIAO | martedì 13 settembre 2016 12:00 Rispondi
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