Coco Chanel: la storia di uno stile

“Alcune persone pensano che il lusso sia l’opposto della povertà. Non lo è, è l’opposto della volgarità”* La storia della povertà assoluta che creò lo stile del novecento.

Il primo suono che Gabrielle ha udito è il fragore di un treno. Il primo profumo è il fumo del carbone, il primo corpo sono le ossa della madre buttata a partorirla su un vagone in corsa.
Quello che ha svezzato la sua infanzia è il misero mondo contadino attorno alla Loira, vite al limite della sopravvivenza, che non potevano respirare il paradiso del fiume smeraldo che scivola pacifico verso mezzogiorno, a cercare (e a fuggire) il sole.

Non mi pento di nulla della mia vita, eccetto quello che non ho fatto”*


Nessuno sa come furono i primi anni di Gabrielle. Lei non li racconterà. Inventerà. Ne farà un romanzo, senza grandi sorrisi ma anche senza tragedie. La madre, debole per i troppi figli, si spense di tisi. Il padre emigrò, fratelli e sorelle si divisero. Le bambine presero la via di un orfanatrofio freddo e austero, un cortile per giocare qualche ora, e poi interminabili preghiere. Questo fu il mondo che fece crescere Gabrielle, bambina troppo magra e troppo povera, la più trascurata del collegio

“Se sei nato senz’ali, non fare nulla per impedire che crescano”*


I camicioni blu dei bambini, i vestiti neri e austeri delle religiose, le finestre sfumate dal ghiaccio d’inverno e vetri che riflettevano il brillare dell’estate. Un panorama minuscolo, racchiuso, triste, ma anche essenziale. A volte, dalla strada passavano le signore della ricca borghesia. Scivolavano via, lasciando una scia di profumo ad impregnare il cortile. Sfilavano, in un abbaglio di colori sgargianti, di stoffe lucenti, di accessori esagerati. Erano il concetto di una ricchezza pacchiana, esageratamente esposta, una “epoque” decadente che colpiva Gabrielle come uno schiaffo, lei che dentro le mura austere di un collegio già  cominciava a “respirava” l’essenzialità, come stile.

Amo il lusso. Esso non giace nella ricchezza e nel fasto ma nell'assenza della volgarità. La volgarità è la più brutta parola della nostra lingua”*.

Nell’esatto spazio vuoto fra lei e la strada, nell’aria messa tra il suo respiro e l’odore volgare e cangiante di fine epoca, stava il mondo di Gabrielle. Come uno stile che non esisteva possa essere sgorgato da una povera ragazzina provinciale cresciuta da umili suore di campagna fa parte del mistero e della grandezza d’ogni creazione.

“Per essere insostituibili bisogna essere unici”*


A diciott’anni Gabrielle lascià l’orfanatrofio, ospite di una scuola di religiose presso Moulin. Lì, si insegnava alle ragazze orfane e senza famiglia, “i lavori familiari”. Si tiravano su le buone  e timorate madri per la grande Francia. Gabrielle era troppo diversa. Troppo magra per essere una buona madre, troppo raffinata per ogni  grande e vecchia Francia.

Quelli che creano sono rari, mentre quelli che non creano sono più numerosi, per questo questi ultimi sono  più forti”*

Nel convitto pagò quella diversità. D’altra parte, nessuno poteva immaginare che quella ragazza rachitica che cuciva divinamente ma andava troppo per conto suo, che amava disegnare e realizzare capellini semplici che stonavano con il presente, avrebbe potuto cambiare per sempre il modo (la moda) di vestirsi.

La moda passa, lo stile resta”* 

Nessuno poteva immaginare che quella ragazza troppo magra, con la sua visione folle, partendo dalla vetrina messa in Rue de Cambon 21 avrebbe conquistato Parigi, poi l’Europa e da lì, riempito lo “stile” del ventesimo secolo.

“La moda riflette i tempi che vive, se sono banali, preferiamo cancellarla”*

E’ che venne una grande guerra. Una grande strage, che impose un “modo” più essenziale. Niente fu uguale a prima. Venne una nuova realtà. In essa, un nuovo modo di essere donna, una nuova bellezza, un nuovo stile, del tutto identico a quello che, tanti anni prima, Gabrielle aveva intuito.

“La natura ti dà la faccia che hai a vent’anni, il tuo compito è meritarti quella che avrai a cinquanta”*
  

*Citazioni di Gabrielle (Coco) Chanel 1883-1971.
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