Gianna, dal panforte al... pianoforte

Storia della prima rocker europea, che a fine anni settanta cambiò lo stile della musica al femminile. Si partì dal capostipite, un geniale pasticcere che..

Alla fine dell’800 un ragazzotto sedicenne di gran temperamento -nome Guido, cognome Nannini-  percorreva in lungo e in largo le strade del Chianti portandosi a tracolla una cassetta di legno contenente paste e dolci saporiti e profumati, plasmati con maestria dalla sua preziosa mamma che li preparava avvalendosi anche delle ricette degli speziali del tempo.
Con la  sua capacità di venditore e per la squisitezza dei prodotti che proponeva, Guido ottenne un successo straordinario che lo convinse ad aprire nel 1909 una bottega a Siena, subito presa d’assalto dai buongustai di tutta la città e delle località limitrofe, attratti da un passaparola entusiastico.

Anni dopo è Danilo, figlio del capostipite, a prendere le redini della premiata azienda dolciaria  sviluppandone la produzione e il giro d’affari ma vigilando attentamente e severamente affinché la costante e travolgente crescita non andasse a pregiudicare le alte caratteristiche qualitative dei prodotti e l’accuratezza artigianale del loro confezionamento.

Fiore all’occhiello della vasta produzione dei Nannini (oltre ai noti ricciarelli, cavallucci, copate, ecc.) era il prelibato panforte: se ne apprezzava innanzitutto il profumo aprendo pian pianino la carta istoriata che rivestiva la rotonda delizia, si passava poi ad affettarlo in piccoli spicchi (riuscendo a formare fino a 16 porzioni) per degustarne infine il composto di mandorle, noci, nocciole, cedro e arancia canditi; insaporito da miele, zenzero e altre spezie e ‘spolverato’ di zucchero vanigliato: insomma, una autentica prelibatezza.
Tant’è che nella Toscana del dopoguerra, quando pochi erano i soldi in tasca,  il panforte divenne il dolce per eccellenza dei giorni di festa, particolarmente indicato a fine anno per ingolosire i bimbi che talvolta preferivano lanciarsi su quella dolce rotella che penzolava dai rami dell’abete natalizio prima ancora di dedicarsi agli sparuti e miserelli giocattoli dell’epoca. Ho parlato di Natale  ma la tradizione toscana affidava la consegna dei doni alla Befana che di notte riempiva la simbolica calza dei bambini buoni con ogni bendiddio, facendo trovare invece solamente tocchi neri di carbone (dolce) ai fanciulli birichini e scavezzacolli.

Torniamo ora a Danilo Nannini che intanto, sognando di avere degli eredi che perpetuassero il suo glorioso mestiere,  aveva provveduto con la moglie Giovanna a sfornare (!) tre figli.   
Ma la dinastia senese si evolve in senso opposto rispetto a quanto rappresentato nelle soap opera televisive americane.
Infatti i tre pupilli di Danilo, anziché essere contenti e fieri di lavorare in casa, non ne vogliono sapere di sacrificare le loro personali aspirazioni allo scopo di garantire un seguito alla attività familiare:

-  Già il primogenito, che si chiama Guido come il nonno fondatore (che pare avesse imposto tale nome per risparmiare future spese di cambio di insegne, grafica e cancelleria all’atto della  successione), va per la sua strada con l’ambizione di diventare un pilota famoso di corse automobilistiche. Gareggia in rally e su piste internazionali con scarsi risultati. Deluso si dà alla moda come disegnatore per celebri firme ottenendo finalmente, in un campo a lui più congeniale, ottimi riscontri.

- Certamente nelle competizioni automobilistiche va meglio il minore dei tre fratelli, Alessandro che abbandonati i dolciumi, dimostra di essere un grintoso pilota di “Formula Uno” correndo per la scuderia Minardi prima e per la Benetton poi e conquistando in pochi anni (1986/1990)  una vittoria e altri 9 podi, tanto da raggiungere il sesto posto nel ranking mondiale della FIA.
Rimane però vittima di un disastroso incidente: non al volante di un bolide in pista bensì precipitando al suolo alla guida del suo elicottero personale. Una pala gli trancia di netto l’avambraccio destro che gli verrà riattaccato dal chirurgo ma non gli consentirà di proseguire nella brillante carriera di pilota di “F1”.

-  Tra i due maschi e per la gioia dei genitori, nasce Gianna, una graziosa bimbetta vivace e giocosa che ancora fanciulla inizia a lavorare volentieri in laboratorio ed è attenta e impegnata a impastare ricciarelli, cavallucci e panforti. È ancor più brava in negozio dove viene coccolata dai clienti che la vedono salire su uno sgabello per arrivare all’altezza del bancone a servirli premurosamente, facendo  bei pacchettini infiocchettati e  scambiando battute scherzose e complimenti.

Ma la ragazza crescendo diviene ogni giorno più irrequieta e sente che il lavoro nella pasticceria  tarpa la sua esuberante vitalità e ostacola la smania di studiare musica per suonare chitarra e pianoforte. Oltretutto i rapporti col padre-padrone divengono ogni giorno più tesi: lei estrosa, piena di energie e indipendente, non sopporta le continue critiche, le osservazioni irritate e le imposizioni del genitore. Disinibita nei modi, negli atteggiamenti e nel vestire, va in giro per Siena comportandosi da maschiaccio ma indossando minigonne vertiginose. Il padre, dopo aver mille volte tentato inutilmente di correggerla, a un certo punto prende le forbici e riduce in pezzettini detta minigonna. È la goccia che fa traboccare il vaso: la Gianna manda a quel paese padre, bottega e panforte e si butta anima e corpo nel difficile mondo della musica… mai più indossando gonne. 

A Milano ha l’opportunità di incontrare il gotha delle Case discografiche, i vari cantautori in voga e produttori capaci (la ‘maga’ Mara Maionchi, Claudio Fabi, Lavezzi) che individuando in lei un immenso potenziale creativo ed espressivo, la aiutano ad affermarsi come inimitabile cantante e autrice di raro talento. 
Il primo clamoroso successo arriva con l’album “California” del 1979 contenente il singolo “America”: una esplosione di versi inequivocabilmente ammiccanti e pruriginosi, conditi con una musica travolgente che la rivela al grande pubblico e la pone ai vertici delle classifiche.
Per delineare subito con quali ingredienti saranno impastati (!) molti dei suoi brani, basta sottolineare che sulla copertina del LP troneggia una “Statua della Libertà” di New York che col braccio teso al cielo impugna -al posto della fiaccola della pace-  un vibratore a stelle e strisce. 

Da allora la sua ascesa nell’Olimpo della canzone d’autore italiana non avrà più soste. Soltanto a titolo di promemoria, elenco qui alcune delle innumerevoli hit  -da  quasi tutti conosciute- che  hanno imperversato in Italia e all’estero: 
Vieni ragazzo - Latin lover - Ragazzo dell’Europa - Fotoromanza (impreziosita dal video di Antonioni) - Bello e impossibile - I maschi - Notti magiche (inno per i mondiali di calcio del 1990 a Roma,  cantato con Bennato)  -  Meravigliosa creatura.    
Nell’albo “GiannaBest” del 2007  troviamo le armoniose “Io”, “Sei nell’anima” e “Pazienza” ma anche “Babbino caro”: brano di toccanti parole e nobili concetti che segna la rappacificazione dell’artista, ora molto addolcita (!), col suo ormai vecchio padre.
Pace tardiva ma tempestiva in quanto quel babbo burbero/buono muore appena dopo, quando già aveva dovuto cedere, con acuto dolore,  la proprietà della sua amatissima e onorata ditta.
In fondo al cuore un po’ spiace che i figli non abbiano voluto portare avanti l’attività della rinomata pasticceria di famiglia, ma gli amanti della musica si consolano presto giudicando che Gianna ha fatto benissimo a preferire il pianoforte al panforte per diventare la regina incontrastata delle cantautrici e consegnarci tanti stupendi capolavori.

Nel 2008 con “Colpo  di fulmine/Perdutamente tua”, tratta dalla sua opera-rock “Pia de’ Tolomei” e affidata alle bellissime voci di Gio’ di Tonno e Lola Ponce, la Nannini stravince il Festival di Sanremo.
Ma viene accusata di plagio da Umberto D’Auria -poco conosciuto ma valido  autore di musiche ‘d’ambiente’-  sostenuto nella querela dalle famigerate “Iene”.
In attesa del giudizio dei tribunali  -o di una più probabile ‘definizione’ della vertenza da parte della ricchissima Gianna- mi schiero anch’io dalla parte del D’Auria riscontrando una stupefacente somiglianza tra il ritornello del suo “Dreaming” pubblicato nel 2006  e quello incriminato. Tuttavia credo fermamente che la star senese non ne conoscesse l’esistenza e che quindi non abbia copiato.
  
Nel 2011 esce l’album “Io e te” con in copertina  la Nannini che mostra fieramente il pancione nudo di quando stava  per dare alla luce Penelope (26 novembre 2010)
A chi, per curiosità o a caccia di scoop, saltasse in testa di domandare alla cantautrice perché abbia aspettato la veneranda età di 56 anni per procreare, o cerchi di  farle confessare chi è il padre della bambina, o peggio ancora ardisca chiederle se ritiene  giusto che la piccola si trovi senza un  papà ma con due mamme… consiglio vivamente di astenersene per evitare di essere sotterrato di parolacce e malridotto a calci in zone sensibili.
Meglio per tutti rispettare la sua privacy e lasciarle la gioia di veder crescere l’amata figlia giocando con lei nella quiete bucolica dei suoi vigneti vicino a Siena. Dove potrà pure gustare qualche buon bicchiere di rosso, come usa fare per darsi tono e sicurezza, prima di ogni esibizione dal vivo.

Dopo Penelope, e il successo di Inno, per Gianna è diventato tempo di un equilibrio difficile fra il rock e la famiglia. Un equilibrio che ha cercato anche frugando nelle radici della storia musicale italiana. Una ricerca che non è finita, bene per lei e per noi.

Fabiano Braccini

1 commenti

rosy gallace :
Interessante cronistoria di una illustre saga familiare e di un'artista un pò pazzarella ma che comunque ha segnato un importante traguardo fra le cantautrici-urlatrici-scapestrate della musica rock italiana. Molti anni fa, per caso ho assaggiato un panettone Nannini e mi sono chiesta se il produttore fosse parente della cantante. Non lo sapevo. Complimenti all'autore di questo articolo Fabiano Braccini che ne ha ricostruito la storia con appunti che sicuramente anche i tanti fans di Gianna non conoscono. | domenica 09 agosto 2015 12:00 Rispondi
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