Dell'amore che svanisce...

Ma poi... si sa, il sentimento col tempo si affievolisce, la passione non è più travolgente, ben poco rimane ancora da scoprire di quel mondo che ci aveva ammaliato e del contatto intimo che tanto ci aveva attratto.
L’abitudine e la perfida routine, minano alle fondamenta il sublime legame che aveva unito due esseri nel periodo del corteggiamento e poco a poco – o talvolta bruscamente e violentemente - svanisce la magica intesa tra due corpi e due anime, sfuma un ardore che pareva indelebile, mentre prende campo lo spettro dell’indifferenza reciproca. Ciascuna parte si riprende la propria vita.

La consapevolezza della precarietà dell’amore ce la descrive mirabilmente Ivano Fossati in quello che considero il suo capolavoro, sbocciato all’epoca del sodalizio artistico e sentimentale con Mia Martini, “La costruzione di un amore: “La costruzione del mio amore mi piace guardarla salire  come un grattacielo di cento piani o come un girasole. E ad ogni piano c’è un sorriso per ogni inverno da passare, ad ogni piano un paradiso da consumare. Dietro una porta un po’ d’amore  per quando non ci sarà più tempo di fare all’amore: per quando farai portare via la mia sola fotografia.”.

 

Sergio Endrigo non era stato altrettanto preveggente quando in “Io che amo solo te” dava per eterna e immutabile la sua passione nascente: “C'e' gente che ama mille cose e si perde per le strade del mondo: io ho avuto solo te e non ti perderò, non ti lascerò per cercare nuove illusioni. Io che amo solo te, io mi fermerò e ti regalerò quel che resta della mia gioventù”

Di fronte agli sviluppi negativi e al dissolversi della relazione, Endrigo prima si sgomenta in “Era d’estate”: “Ora per ora senza un sorriso si spegneva l'estate negli occhi tuoi. Io ti guardavo e sognavo una vita tutta con te: ma i sogni belli non si avverano mai! Era d'estate e tu eri con me, era d'estate tanto tempo fa, e sul tuo viso lacrime chiare mi dicevano solo addio”.

Ma si consola presto con Angiolina, Elisa Elisa, Marianne, Maddalena e la scafata, finta ingenua, “Teresa”: “Teresa, quando ti ho dato il primo bacio sulla bocca, mi hai detto: adesso cosa penserai di me?  Teresa, non sono mica nato ieri, per te non sono stato il primo, nemmeno l'ultimo lo sai, lo so. Ma … amare come sai tu non sa nessuna, non devo perdonarti niente, mi basta quello che mi dai .”

 

Luigi Tenco, cupo e ombroso,  si era finalmente innamorato ‘perché non aveva niente da fare’  (“Mi sono innamorato di te”) e poi aveva faticato a capire e ad ammettere di essere veramente cotto “Ho capito che ti amo”: “Ho capito che ti amo quando ho visto che bastava una tua frase per far sì che una serata come un'altra cominciasse per incanto a illuminarsi”. 

Ma allorché viene piantato inizia a patire struggimenti e sgomenti (Angela): “Ti prego, Angela, no, non andartene, non puoi lasciarmi quaggiù da solo, non è possibile che tutto a un tratto io possa perderti, perdere tutto”. Scioccamente poi tenta di ritrovare consolazione e serenità, cercando puerilmente di convincersi che ‘lei’ lo sta ancora pensando “Lontano lontano”: “E lontano lontano nel mondo, una sera sarai con un altro e ad un tratto chissà come e perché, ti troverai a parlargli di me, di un amore ormai troppo lontano”.

 

A questo punto torna facile affiancare a Tenco il suo amico/antagonista Gino Paoli, che come sapete se l’ebbe molto a male quando ‘il buon samaritano’ Luigi si portò a nanna la di lui fidanzata Stefania Sandrelli per dimostrargli (?) che era una ragazza poco affidabile e molto ‘disponibile’, non certo degna del grande amore che Gino le dedicava … con le fette di salame sugli occhi!

 

Paoli con “Che cosa c’è(… c’è che mi sono innamorato di te, c’è che ora non m’importa niente di tutta l’altra gente che non sei tu)  e “Senza fine(… non m’importa della luna, non m’importa delle stelle, tu per me sei luna e stelle, tu per me sei sole e cielo, tu per me sei tutto quanto, tutto quanto voglio avere) ci vuol far credere che aveva ‘tutto quanto’ ma forse, essendo anche lui un impenitente birichino, non si accontentava del ‘cielo aperto’ e  vi aggiungeva di quando in quando “Il cielo in una stanza” con alberi come pareti e col soffitto viola di una casa d’appuntamenti nei carruggi di Genova “Io vedo il cielo sopra noi che restiamo qui abbandonati come se non ci fosse più niente, più niente al mondo. Suona un’armonica, mi sembra un organo che vibra per te e per me, su nell’immensità del cielo”.

Giunto alla ‘maturità’ il mitico Gino ci racconta da par suo, con equilibrata nostalgia e senza acredine o rabbia alcuna, la fine di un amore: “… ma quando è finito il tempo di cantare insieme, si chiude la pagina in comune, il mondo si è fermato: io ora scendo qui, prosegui tu, ma non ti mando sola … Ti lascio una canzone”.

 

Invece il giovane Claudio Baglioni, dopo essersi infatuato di Quella sua maglietta fina tanto  stretta al punto che mi immaginavo tutto; e quell'aria da bambina che non gliel'ho detto mai ma io ci andavo matto (Questo piccolo, grande amore) e dopo la sicurezza ostentata in “E tu”: “… e adesso non ci sei che tu, soltanto tu e sempre tu, che stai scoppiando dentro il cuore mio. E io che cosa mai farei se adesso non ci fossi tu ad inventare questo amore.” reagisce in modo davvero sgarbato, scomposto e volgare in “E me lo chiami amore” allorché si trova ad affrontare i problemi dello scadimento della iniziale passione: “… Amore, amore me ne hai fatte tante, ma tante che non le ricordo più! E questo non m’è andato giù manco per niente ed avrei voglia di gridare sulla tua faccia un po’ scocciata, … ma va’ a morì’ ammazzata!”

 

Riccardo Cocciante quando è invaghito di “Margherita” la venera con la massima tenerezza e le dedica una canzone meravigliosa: “Perché Margherita è un sogno, perché Margherita è il vento, perché Margherita è vera, perché Margherita ama e lo fa una notte intera, perché Margherita è tutto ed è la mia pazzia, Margherita, Margherita adesso è mia”.

Ma anche lui si incavola di brutto e manifesta amarezza, gelosia, astio e spirito di rivalsa quando scopre (Bella senz’anima) di essere vittima di un inganno amoroso: “Vivere insieme a te è stato inutile, tutto senza allegria, senza una lacrima, niente da aggiungere o da dividere. Nella tua trappola ci son caduto anch’io, avanti il prossimo, gli lascio il posto mio … E adesso spogliati come sai fare tu, ma non illuderti, io non ci casco più, tu mi rimpiangerai bella senz’anima”.

 

Il piccolo-grandissimo Bruno Lauzi nel sublime Il tuo amore”, felice e profondamente grato per aver ricevuto il regalo di un amore immenso, si esprime in termini entusiastici: Il tuo amore, così grande, tutto il mare ha attraversato per portarmi tante cose oramai dimenticate, quel mattino ormai lontano che mi ha regalato te e il tuo amore così puro. Tutto il bene che mi vuoi non lo dare più a nessuno ma conservalo per noi”.

Ma all’evidenza le cose non sono poi andate nel verso giusto visto che lui, in un brano struggente e commovente per ingenuità (Ritornerai), si illude e si autoconvince che presto l’unione interrotta si ricomporrà: “Ritornerai, lo so ritornerai e quando tu sarai con me ritroverai tutte le cose che tu non volevi vedere intorno a te. Scoprirai che nulla è cambiato, che sono restato l'illuso di sempre. E riderai, quel giorno riderai, ma non potrai lasciarmi più. Ti senti sola con la tua libertà ed è per questo che tu ritornerai, … ritornerai”.

 

A conclusione di questa molto (troppo) parziale elencazione di autori che hanno scritto canzoni sul tema dell’amore che svanisce (magari riprenderò l’argomento in un prossimo numero del giornale) mi piace menzionare la dolcissima “Gocce di memoria” che Giorgia (Trodani)  – sulle musiche di Andrea Guerra - ha dedicato al cantante Alex Baroni, suo ex fidanzato morto in un tragico incidente motociclistico. È una toccante composizione romantica che è stata inserita nella colonna sonora del film di Ferzan Ozpetek “La finestra di fronte” ad aumentarne il tasso di tormentoso smarrimento:

“Questo tempo ci ha tradito, inafferrabile Racconterà di te, inventerà per te quello che non abbiamo Le promesse sono infrante come pioggia su di noi, le parole sono stanche, so che tu mi ascolterai! Aspettiamo un altro viaggio, un destino, una verità. E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso. Per raggiungerti adesso … Sono gocce di memoria queste lacrime nuove, siamo anime in una storia incancellabile”.

                                                                                        Fabiano Braccini

Esposizioni a confronto
Uno dei quadri della personale di Carla Bruschi
"Un'inquieta sernità del visibile", la mostra curata dal Critico d'Arte Lorenzo Bonini alla Umanitaria di Milano
Paesaggio N.8, acquarello su cartoncino, 36x51 cm, 2015
Tanto più forte l'arte imita la vita, quanto più forte la vita imita l'arte.
danseur blanc I, pastello bianco su cartoncino 35x50, 2016, Canosso
La bellezza di un corpo, che innocente, balla al chiaro di luna
Dimensioni 24x32 cm, acquarello su carta, 2013.
Una mostra per ricordare l'arte e l'impegno del pittore e poeta recentemente scomparso, Giovanni Torres La Torre
La ripresa delle attività è una liberazione
Giornata dei lavoratori.
Il settimo appuntamento del