Francesco D’Elia, 8 settembre 1943 andata e ritorno dalla Storia

Un libro che racconta la prigionia e il ritorno in patria di un carabiniere pugliese durante la Seconda guerra mondiale. Il 2 giugno la presentazione al Museo Civico di Lizzano (Ta)

Due lettere racchiudono l’esperienza umana di Francesco D’Elia da Fragagnano (Ta), maresciallo dei carabinieri in pensione: la prima da lui inviata al direttore della Rai a Torino in data 14 settembre 1973 sulle vicende dell’8 settembre 1943 vissute direttamente sulla sua pelle, come poi spiegherà; e l’altra al genitore dalla figlia Rosetta, a 50 anni da quel suo testamento lasciato ai figli come ricordo, come memoria e monito perché un uomo, come la frase che egli trascrive da una poesia di Ungaretti, deve “amare molto, anche errare, molto soffrire, e non odiare mai”.

A distanza di cinquant’anni dalla lettera di Francesco alla Rai, Rosetta, a nome ideale dei fratelli, si assume il compito e l’impegno di far rivivere quei momenti, tragici eppure così significativi come testimonianza della barbarie umana e nel contempo della dignità di sopportare le angherie e le umiliazioni opponendo il proprio corpo e la propria storia personale e culturale, come figlio di una Patria e di una Civiltà che hanno impresso di gloria l’arte e la scienza. Rosetta chiede, s’informa. Decide infine di affidare questo compito così impegnativo e delicato alla penna particolare per professionalità e sensibilità di Raffaella Verdesca, che aveva già dato prova fra l’altro nei racconti delle storie di quelle “donne del Salento che fu”.

E così nasce questo libro, di un uomo che visse pericolosamente attraverso i ricordi della figlia e l’immaginazione poetica della scrittrice.
Nell’occasione di una trasmissione televisiva dal titolo “Tragico e glorioso 1943” con riferimento all’8 settembre, la resa del Regno d’Italia agli Alleati, Francesco D’Elia, allora brigadiere dei carabinieri in servizio alla 185^ sezione mista carabinieri presso il 3° Corpo d’Armata a Levàdia nella Grecia Centrale, si offre come testimone diretto – chi meglio di lui? – dei tragici fatti che videro l’Italia sconvolta e i nostri soldati in balia degli eventi, senza un ordine, senza sapere cosa fare, ridotti a prigionieri dall’ex alleato tedesco e in alcuni casi – valga per tutti lo scontro coraggioso e fatale della nostra Divisione Acqui a Cefalonia – a resistere contro un nemico che ci avrebbe volentieri giustiziati sul posto oppure ristretti nei campi di concentramento per punirci del nostro voltafaccia.

Francesco racconta in quella lettera con dovizia di particolari, con rinnovata emozione e con terrore, tutte le fasi, dall’arresto al trasferimento in Polonia nei campi di concentramento e ai lavori forzati nelle fattorie di Stettino. Non accetta di trasformarsi da uomo in armi, che ha combattuto per il proprio Paese, in lavorante per lo straniero, solo per aver salva la vita. Francesco è un militare fino in fondo.
“Signorsì! Uso ad obbedir tacendo” e se la malasorte lo ha condotto in catene ad essere maltrattato e umiliato, tuttavia il suo onore di cittadino e di militare non gli consente di cambiare casacca. Da quel momento, colpi di scena e visioni salvifiche rendono più forte il suo culto per la Madonna, mentre la sua famiglia, ignara degli accadimenti, lo attende trepidante. Il racconto di Francesco è, si capisce, sempre vivo e incalzante.

Sembra di essere lì, con lui, sulle tradotte, sui mezzi di fortuna, a tentare di liberarsi dalle condizioni di schiavitù a cui era ridotto e a desiderare di tornare a casa. Anche se il ritorno per tutti non fu, come scandisce la canzone, quei due anni della sua vita, dall’8 settembre 1943 al 21 giugno 1945 ore 14.00 – indica con precisione anche l’ora Francesco! – hanno lasciato un solco di esperienze brutali, una frattura difficilmente colmabile finché è rimasto in vita. I famigliari hanno vissuto quei momenti nei resoconti verbali e nei suoi racconti che rendevano sinistra la barbarie della guerra, una terribile pratica distruttiva di potenze che pur si definivano civili. Una vita forte che non poteva morire con lui.

“Francesco D’Elia, 8 settembre 1943 andata e ritorno dalla Storia”, G.C.L. Edizioni, Pulsano (Ta), 2025, pp. 91, € 12,00.
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Paola Rausa

Il libro sarà presentato ufficialmente domenica 2 giugno 2025 alle ore 19.00 presso il Museo Civico di Lizzano (Ta), in piazza IV Novembre. L’evento sarà un’occasione per approfondire la storia di Francesco D’Elia e riflettere, attraverso la voce della figlia Rosetta e l’autrice Raffaella Verdesca, sul valore della memoria, della dignità e della resistenza morale anche nei momenti più bui della Storia.

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